C’è il titolo fino alla parola “Stato”

Ancora una volta celebrando la ricorrenza del 2 Giugno torniamo a far memoria di un evento cardine del nostro Stato. Potrebbe sembrare noioso soffermarsi ancora una volta su principi ideali di libertà e democrazia che oggi ci appaiono scontati ma che furono sanciti nella Carta costituzionale repubblicana dai padri costituenti quale frutto di conquista costata anche sacrifici e sangue.
Oggi che nuovi eventi bellici tornano a scuotere il mondo con il pericolo d’una terza guerra mondiale, questa volta a pezzi, e i più elementari diritti umani di alcuni popoli continuano ad essere sanguinosamente calpestati sotto i nostri occhi velati da una sorta di impotente indifferenza, oggi che il sangue innocente versato sembra contraddire quei principi ideali di libertà e democrazia in parti del mondo a noi non lontane, non è certo un vuoto esercizio che le nostre menti, stanche e distratte da tanti altri problemi e da un ponte vacanziero di cui questo giorno è parte, si soffermino un momento a rammentare le conquiste sociali e il benessere che sono conseguiti a quel Referendum Istituzionale del ‘47 e all’applicazione dei principi della Carta Costituzionale.
Dimenticare la provenienza di quelle conquiste è un pericolo insito nel passare del tempo e nell’acquiescenza a una libertà che sembra dovuta e scontata e che, invece ha bisogno di essere custodita gelosamente, costantemente rinverdita e difesa.
Ecco, allora, la necessità che si faccia memoria di quella provenienza che si colloca nelle Istituzioni Repubblicane e nella Carta Costituzionale.
Il Presidente della Repubblica, degnamente rappresentato oggi da Sergio Mattarella, è il garante del loro rispetto; ma tutti noi, semplici cittadini, siamo chiamati a custodirli e a improntare ai loro principi il nostro agire quotidiano.
Non ricordare o, peggio, ignorare a prezzo di quale impegno e di quanti sacrifici è sorto il nostro Stato Repubblicano condurrebbe a non saper più trarre esempio e monito da quegli eventi e circostanze cui il comune sentire di un popolo ha attribuito particolare ed esemplare rilevanza tale da esser luce e guida lungo il corso dei comportamenti presenti e futuri di quel popolo.
E ancora altra rilevanza deve assumere la celebrazione annuale di questa ricorrenza.
Tanto è stato fatto, ma tanto c’è ancora da fare e da legiferare perché quei diritti costituzionalmente sanciti trovino una completa applicazione. Se nella tanta strada da fare si smarrisse il punto di partenza che è la proclamazione dello Stato Repubblicano, nessun nuovo progresso si conseguirebbe nel dare completamento e pienezza a quei principi cui la Carta Costituzionale ha inteso improntare lo Stato.
Perché questi valori continuino ad essere rispettati a beneficio dell’intera collettività è necessario che le nuove generazioni, le quali certi eventi non li hanno vissuti da protagoniste, crescano uniformando a loro volta il proprio sentire e il proprio agire ai principi che fanno di uno Stato uno Stato libero e democratico.
Per questo non dobbiamo prescindere dal farle partecipi di quei valori innanzi tutto con l’esempio e poi anche con la loro celebrazione.
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