Primo Maggio, intervento del cavaliere Rocco Devito

In occasione del Primo Maggio, festa del lavoro, il cavaliere della Repubblica Rocco Devito è intervenuto con un video sui social per sostenere che «questa festa, al di là delle celebrazioni di un diritto costituzionalmente riconosciuto, quello al lavoro, debba una volta tanto portare anche a delle riflessioni tutt’altro che festose». «Una, in particolare – afferma – s’impone come doverosa nei confronti dei tanti lavoratori che non potranno mai più festeggiarla e che hanno lasciato famiglie in lutto e chissà quante nel bisogno! Mi riferisco alle tante, troppe vittime di infortuni mortali sul lavoro. Solo a scorrere le statistiche vengono i brividi. In Italia e nel solo mese di gennaio del corrente anno sono morti sul lavoro 60 lavoratori; nel bimestre gennaio-febbraio sono 101, con un incremento dell’11%. Se poi scorriamo le statistiche degli anni precedenti, scopriamo che dal 2021 al 2024 si sono verificati complessivamente ben 4.442 decessi di lavoratori, di cui 1.075 riferiti a lavoratori che si recavano al lavoro e ben 3.367 riferiti a lavoratori che hanno avuto incidente mortale mentre stavano lavorando. Quando si noti che di queste migliaia di lavoratori ben più di mille (esattamente 1.090) sono morti per incidente sul lavoro solo nell’anno 2024, risulta evidente che in questi ultimi tempi si è verificato un aumento esponenziale di incidenti, con un rischio maggiore per lavoratori stranieri e per gli ultrasessantacinquenni. Sempre nell’anno 2024, si sono verificati 49 decessi in più rispetto al 2023, con un incremento del 4,7%; e sempre nel 2024, su 1.090 decessi 52 si riferiscono a donne lavoratrici. Sono numeri che fan rabbrividire al sol pensare che così tanti lavoratori sul proprio posto di lavoro invece che il pane quotidiano per sé e per i propri familiari trovino la morte! Al pensare che nonostante ogni anno si verifichino vere stragi di lavoratori con morti sul lavoro in costante aumento nulla si faccia per rendere più sicuro il posto di lavoro con accorgimenti, che pure esistono, atti a impedire il verificarsi di incidenti mortali! È terrificante pensare che, nonostante tutto, sia ancora solo il profitto a governare il comportamento omissivo di tanti datori di lavoro e che le misure di sicurezza siano trascurate o del tutto ignorate giocando così con la vita dei lavoratori. Dunque, si festeggi come è pur giusto, il lavoro e i lavoratori nel giorno a loro dedicato; ma ci si soffermi anche un attimo a rivolgere in questo giorno il nostro pensiero a quanti di lavoro son morti. Si soffermino un attimo gli imprenditori e tutti gli altri datori di lavoro a riflettere che il lavoro è anche un diritto alla vita e non già uno strumento che può causare la morte». «Se tutti sentissero il dovere di rendere più sicuro il posto di lavoro – rimarca Devito – quei numeri statistici da brivido che abbiamo citato e che, purtroppo, non includono il numero anche più elevato di incidenti sul lavoro non mortali ma che possono lasciare invalido per sempre il lavoratore, quei numeri da brivido calerebbero drasticamente e allora si potrebbe festeggiare nella gioia il 1° Maggio con maggior cognizione di causa. Oggi, quelle migliaia di lavoratori che mancano all’appello della loro festa o che sono costretti a festeggiarla da mutilati sul lavoro, devono necessariamente pesare sulle nostre coscienze, specie su quelle dei datori di lavoro. Perché non è più pensabile, in tempi che offrono i mezzi per rendere sicuro il luogo in cui si lavora, che si risparmi su questi mezzi a costo della vita e dell’integrità fisica altrui». Concludendo, il cavaliere Devito rileva: «Dunque, un momento di riflessione in tal senso s’impone perché l’augurio migliore che si possa fare ai lavoratori e al lavoro nel giorno della loro festa è che nessuna famiglia debba più piangere a causa di un infortunio sul lavoro».
Carmela Commodaro

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