Soverato, ๐Œ๐ˆ ๐ƒ๐ˆ๐Œ๐„๐“๐“๐Ž ๐ƒ๐€ ๐”๐Ž๐Œ๐Ž๏ฟฝ๐‚๐จ๐ง ๐’๐ž๐ซ๐ ๐ข๐จ ๐€๐ฌ๐ฌ๐ข๐ฌ๐ข ๐ž ๐†๐ข๐ฎ๐ฌ๐ž๐ฉ๐ฉ๐ž ๐‚๐š๐ง๐ญ๐จ๐ซ๐ž

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In un mondo che ha perso ogni punto di riferimento, Sergio, spaesato come tutti noi, parla con il pubblico a cuore aperto, spazia fra narrazione e satira di costume e, grazie ad un linguaggio chiaro e diretto, abbatte fin da subito la quarta parete per lanciarsi alla ricerca delle risposte di cui ognuno di noi avrebbe bisogno.
Come un giullare, Sergio scherza, racconta e riflette, ora cinico ora conciliante, in un flusso affabulatorio irresistibile.
Analizza insieme al pubblico abitudini, speranze, sogni e miserie.
Tenta di aggrapparsi alla bellezza, allโ€™amore, alla poesia, come fossero rami di un albero che si protende verso le stelle, ma lโ€™egoismo, la grettezza e gli umani limiti, lo risucchiano verso il basso e lo costringono a domandarsi:
โ€œDovrei forse dimettermi dallโ€™essere uomo?โ€
E mentre cerca delle risposte, unโ€™entitร  irrompe sul palco nei momenti meno opportuni. Uno spiritello buffo, irriverente, impietoso, che corregge, puntualizza, svela, rivendica, irride, incarna concetti ed idee, e cosa peggiore di tutte, inchioda Sergio alla amara veritร .
Alla fine di questa brillante analisi, forse farร  pace con il suo demone, forse torneranno ad essere una sola entitร  o forse, giunti ad un bivio, si separeranno.
รˆ sempre difficile dirlo.
Il risultato cambia a seconda della disponibilitร  del pubblico, dellโ€™umore del protagonista e dellโ€™intestino del suo spiritello, perchรฉ si tratta di una continua lotta fra alto e basso, dentro e fuori, bello e brutto.
Quel che certamente accade ogni sera รจ che si ride, ci si commuove o per lo meno si riflette nel riconoscersi membri di questa immensa e sconclusionata tribรน che chiamiamo โ€œumanitร โ€.

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